49. Captain Phillips (2013) di Paul Greengrass
Alta tensione e suspense fino
alla fine. Un film d'azione condotto con maestria, superiore ai livelli medi
del genere perché più intelligente e meno muscolare. I pirati somali,
l'equipaggio e i navy seals sono assolutamente verosimili, Tom Hanks poi è
davvero superlativo. Non c’è molto da aggiungere se non: guardatevelo, vi terrà
incollati alla sedia per due ore e più.
48. Il grande Lebowski (1998) di Joel e Ethan Coen
Gli anni Novanta hanno sfornato
tonnellate di blockbusters, ma nel pelago del mediocre entertainment si sono
fatti strada titoli destinati all'eternità. Uno di questi è l'esilarante
Lebowski dei Coen, ambientato nel sottobosco umano della California più
suburbana, tra pigri e panciuti campioni del fancazzismo. Vestiti sciattamente
(come dimenticare quelle scarpette da mare in gomma beige), dotati di una
proprietà lessicale da bignami del sussidiario elementare (con punte
paradossali di perle filosofiche), Lebowski e i suoi strampalati amici del
bowling vengono risucchiati in un tipico plot da racconto hard-boiled, dove
l'avvenente bionda moglie del milionario scompare e l'alcolico improvvisato "detective"
privato di turno si mette in qualche modo (anzi, viene messo suo
malgrado) sulle sue tracce. Rivedere questo film è un atto gioioso. Forse di
quel Turturro in completo rosa, di quel Buscemi classico idiota o di quel
lacchè di un Seymour Hoffman ne avevi a suo tempo ingigantito la portata
umoristica, e col senno di poi li trovi un po' meno brillanti. Ma Jeff Bridges
resta un irresistibile fumatissimo sbandato, e John Goodman - oh-my-God! John
Goodman! - riguardatevelo con quei braghini, quei calzini e quegli occhialoni
sotto al taglio da marine, quale magnifico, colossale personaggio è uscito da
quelle trippe! Un mostro di comicità, isteria, tenerezza. Adorabile. Un po'
come accadde per Blues Brothers, 'Il grande Lebowski' è sempre stato
considerato un cult-movie; le scene che sono rimaste nel mito sono quelle
lisergiche, quei trip assurdi che ricordano gli elefanti rosa di Dumbo, nonchè
ogni gag o situazione che sottolineasse lo scazzo allo stato larvale del
protagonista. A quarant'anni magari passa la voglia di identificarsi con lo
sbandatone giuggiolone, e forse ci si può gustare con più attenzione le piccole
meraviglie disseminate dai Coen lungo la pellicola. Sì, certamente un mito, ma
anche e soprattutto un magnifico film, coloratissima parodia delle detective
stories losangeline.
47. Hannah e le sue sorelle (1986) di Woody Allen
Forse il più maturo dei film di
Allen, sicuramente tra i più intensi. Alterna gag spumeggianti a piccole gemme
di drammaticità, in un equilibrio perfetto. La coralità del trio di sorelle
garantisce tre magnifiche sponde per esplorare vita coniugale, tradimenti e
insuccessi; ad esse si accompagnano la più riuscita interpretazione
dell'ipocondriaco Woody e la flemma britannica, con rari e contenuti eccessi di
temperamento, di un ottimo Michael Caine. Soprattutto, qui straborda il genio
dietro alla cinepresa. Le inquadrature si sono raffinate raggiungendo il
vertiginoso grado "oltre la perfezione", superiore perfino al
bianconero laccato di Manhattan, un po' grazie anche al tocco magico di
un colore freddo e piovoso. Eppure, nonostante l'aura di perfezione (chissà,
forse proprio per questo!) continuo a preferirgli il più scanzonato Radio Days.
C'è una forza struggente negli standard suonati al piano dal vecchio genitore, un attempato Lloyd Nolan alla sua ultima interpretazione.
C'è una forza struggente negli standard suonati al piano dal vecchio genitore, un attempato Lloyd Nolan alla sua ultima interpretazione.
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