giovedì 8 novembre 2018

L'adorabile ingenuità dei primi Marvel

Non so come, mi ritrovo sempre a leggere le storie classiche di Thor. Quel Thor scritto da Stan Lee e disegnato da Jack Kirby, che pare un cantante rock alla Robert Plant col bacile in testa. Questo poderoso volume intitolato Il Mitico Thor: Marvel Masterworks Vol. 1 raccoglie le prime storie, siamo negli anni '60 e tutto appare piuttosto bidimensionale; le storie sono brevi e semplici, piccoli episodi abbastanza ripetitivi dal persistente didascalismo. I pensieri dei personaggi diventano buffi spieghini tipo questo:



Storie che oggi fanno tenerezza. Tanto per fare un esempio: quando il perfido Loki è a piede libero con Thor fuori uso, che ti combina? Si mette a trasformare le macchine in grossi coni gelato. So cute.
Per non parlare delle trovate dell'ultimo momento, per impedire che la gente non smascheri l'eroe. Guardate un po' il colpo di genio del figlio di Odino.
E vogliamo parlare degli stratagemmi che utilizza per smascherare i mille travestimenti del fratello cattivone? So smart.
Dai, seriamente. Sono le fondamenta su cui si è costruito un universo multimiliardario, con un tessuto narrativo oggi molto più articolato, sanguinolento, talvolta cinico e con disegni che fanno seriamente concorrenza a quadri d'autore. Mai come per il fumetto possiamo dire che l'opera contemporanea supera l'epoca classica; non lo si potrà mai dire per i libri (Dickens si mangia a colazione tre quarti e più dell'attuale scena scribacchina), non lo si potrà mai dire per i film (Ford e Welles, Fellini e Kurosawa vabbè ci siamo capiti), lo si può dire serenamente per i comics. Eppure rimane affascinante per i cultori del retrò, così come per quelli che sanno leggere oltre le righe scandagliando con diletto usi, costumi e pensieri dell'epoca (un fumetto così profondamente politico come quello americano degli anni della Guerra Fredda non c'è). Mi rilassa molto vedere il gracile dott. Blake battere il bastone a terra, non so bene spiegare il perchè ma va così. Sarò vintage.

venerdì 5 gennaio 2018

Visioni 2017, come è stato il mio anno cinematografico

Premessa: cosa intendo qui per anno cinematografico? Non si tratta soltanto dei film usciti nel 2017, visti in prima visione in sala o in streaming (legale), ma in pratica di tutti i film che ho visto tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017. Tutti i lungometraggi - vecchi e nuovi - visti attraverso ogni medium: al cinema, su Netflix, Mubi, Google Play, Chili, blu-ray o dvd (acquistati o presi in prestito dalla Mediateca) o semplicemente alla TV (questi ultimi davvero pochissimi). 
Il mio anno cinematografico conta 208 visioni (poco più di un film ogni 2 giorni) ed è iniziato con la visione del blu-ray di Terminator (1984) di James Cameron il 2 gennaio 2017 per poi concludersi con Coco della Pixar il 30 dicembre 2017.



Inizio con la short list dei NOT SO GOOD, i film che ho gradito meno, tenendo presente che quasi tutti sono appena sotto la sufficienza, poiché raramente un film mi delude del tutto: il primo "light flop" è stato Una nuova amica (2014), che finora per me è il meno interessante di François Ozon. Poi: l'indie un po' forzato The end of the tour (2015) di Ponsoldt; il pessimo - questo sì! - Red Rising: 1974 (2009) che quasi mi ha fatto cambiare idea sul talento di Andrew Garfield; il deludente Arrival (2016) di Villeneuve (so di essere impopolare, ma non è proprio il tipo di fantascienza che piace a me); il freddo e cervellotico La talpa (2011) di Alfredson; La prima cosa bella (2010) che reputo il più modesto tra quelli finora visti di Paolo Virzì; Le cronache di Narnia: Il viaggio del veliero di Michael Apted. Ora tappatevi le orecchie (anzi, gli occhi) perché arriva quella che reputo la più illustre tra le delusioni dell'anno, il cult Trainspotting (1996) di Boyle; un po' mi imbarazza ammetterlo, ma davvero nonostante alcune sequenze geniali non mi è piaciuto e ciò probabilmente è dipeso da: 1) il fatto di  averlo visto fuori tempo, in quanto è fondamentalmente un cult giovanile della mia generazione; 2) la mia allergia ai soggetti di Palahniuk. Passiamo oltre e giungiamo a quello che per me è un chiaro esempio di talento sprecato con lo psichedelico Spring Breakers (2012) di Korine; poi uno tra i più mediocri sequel del mio amato franchise Il Pianeta delle Scimmie, ovvero 1999: Conquista della Terra (1972) di Ted Post; il poco interessante e verbosamente pruriginoso Closer (2004) di Mike Nichols; Justice League di Snyder e Whedon (come si fa a sbagliare gli effetti visivi con un budget del genere? Mah...); il bislacco Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar (2017) di Joachim Rønning e Espen Sandberg che per me segna il tracollo definitivo di una della maschere più amate degli anni Duemila, il caracollante e guascone Jack Sparrow di Depp; la delusione "ampiamente annunciata" del film che ha depredato al fotofinish il mio amatissimo La La Land dell'Oscar al miglior film, ovvero Moonlight (2016) di Jenkins; infine, il mediocre fanta-poliziesco prodotto da NetflixBright di David Ayer. 



Tolti i sassolini dalla scarpa, saliamo un po' nel mio indice di gradimento e andiamo a curiosare nella nutrita schiera degli ALMOST GOOD, i film soddisfacenti, quelli che vanno dal 6 al 6 e mezzo per capirci. Vado più veloce lasciando qualche commentino di tanto in tanto: Black Hawk Down di Scott, I magnifici 7 di Fuqua (ma sì, l'ho salvato perché amo il western...), Black book di Verhoeven (che ha delle scene notevoli, oltre a una protagonista innegabilmente sexy quale Carice Van Houten), La battaglia della Neretva di Veljko Bulajic (maestoso anche se retorico), Il volo di Angelopoulos, Clerks di Kevin Smith (ebbene sì, non lo avevo ancora mai visto!), I don't feel at home in this world anymore di Macon Blair (visto su Netflix, un indie della fucina Sundance, con qualcosa di caruccio), Kong: Skull Island di Jordan Vogt-Roberts (tra le grandi delusioni del 2017, si salva per alcune straordinarie sequenze tra le quali quella degli elicotteri al tramonto), Biutiful di Inarritu (l'ultimo che mi mancava del regista messicano, ma non ne sono rimasto entusiasta), Edge of Tomorrow di Doug Liman (idea carina, film di puro intrattenimento), Blow-up di Antonioni, Dekalog 2 di Kieszlowski, Strada maestra di Walsh, Irma la dolce di Wilder, Man on fire di Tony Scott, Bronson di Refn (ormai è chiaro, non stravedo per questo regista), Adaline di Lee Toland Krieger (probabilmente non l'avrei mai visto se non ne avesse parlato tanto bene un critico che apprezzo molto, Francesco Alò),  False verità di Egoyan (morboso e intenso, ottime prove ma come dire, manca qualcosa), Sogni d'oro di Moretti (però il Freud di Remotti è da 10 e lode), The Village di Shyamalan (inizio strepitoso, poi cala ed è un peccato davvero), Ragazze interrotte di Mangold, The Great Wall di Zhimou (caciarone ok, ma che immagini!), Okja di Bong Jon-hoo, il sequel Smetto quando voglio - Masterclass di Sibilia, lo strano Civiltà perduta di Gray, La scala a chiocciola di Siodmak (gustosa atmosfera quasi horror, ma dopo aver adorato La donna fantasma le mie aspettative erano troppo alte), Once di Carney, l'iper-adrenalinico John Wick, lo scoppiettante School of Rock di Linklater, Foxcatcher di Miller, American beauty di Mendes (l'ho rivisto dopo anni e confermo il giudizio di allora; bel film, ma davvero sopravvalutato), Ecce bombo di Moretti (magari non apprezzo completamente, ma il primo Moretti mi fa comunque sganasciare), L'altra faccia del pianeta delle scimmie di Post e Fuga dal pianeta delle scimmie di Taylor, Superbad di Mottola, Chronicle di Trank, Wonder woman di Patty Jenkins (Gal Gadot, really wonderful), La cura dal benessere di Verbinski (forse un po' troppo criticato, ha quantomeno delle inquadrature straordinarie), Crimson Peak di Del Toro, il folle El bar di De La Iglesia; pausa per prendere il respiro, ed ecco uno dei colpi grossi dell'anno, Blade Runner 2049 di Villeneuve, certo non un brutto film ma per quanto mi riguarda, da ultra-fan del Blade Runner di Scott, ha deluso le aspettative; Nemesi di Hill, Il treno per il Darjeeling di Anderson, Lolita di Kubrick (ho amato follemente il romanzo di Nabokov, non sono riuscito a mantenermi freddamente distaccato nel giudizio sul film), Carlos di Assayas (una prima parte quasi perfetta, poi l'inspiegabile collasso narrativo...), Gli angeli dell'inferno di Hughes; infine l'altro kolossal dell'anno che non sono riuscito ad amare del tutto, il freddo Dunkirk di Nolan e la piacevole sorpresa di Maleficent di Stromberg.



Eccoci ai GOOD, film che ho amato senza se e senza ma, ottimi film pur senza l'ambizione del capolavoro: diciamo i 7 e i 7 e mezzo. Incominciamo con le immagini mozzafiato di The Assassin, di Hou Hsiao-hsien, quindi il sorprendente Rogue One: A Star Wars Story di Gareth Edwards. Cloud Atlas delle sorelle Wachowski insieme a Tom Tykwer, uno di quei film che andrebbe rivisto più volte; A proposito di Davis dei fratelli Coen (con questo titolo ho completato la loro fantastica filmografia); Cognome e nome: Lacombe Lucien di Malle; La battaglia di Hacksaw Ridge di Gibson; Magnolia di P. T. Anderson (un Cruise a dir poco memorabile); Drive di Refn (freddo, freddissimo ma innegabilmente affascinante); Le Cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio di Adamson che rimane il migliore della serie ispirata alla saga di C.S. Lewis; Lego Batman: il film di Chris McKay, sicuramente uno dei migliori film d'animazione dell'anno; 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni di Mungiu (un vero pugno nello stomaco); The Rocky Horror Picture Show di Sharman (devo ammetterlo, grazie a Netflix ho colmato parecchie lacune...); Ovosodo di Virzì; Bande à parte di Godard; l'originalissimo cartoon della Laika Kubo e la spada magica di Travis Knight; l'appassionante Ogni maledetta domenica di Stone, con una coppia sensazionale formata da Al Pacino e Jamie Foxx; La magnifica preda di Otto Preminger; il divertente Susanna di Howard Hawks; Lo sciacallo di Melville; Avanti! di Billy Wilder (tradotto indegnamente in "Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?", ma tanto me lo son visto in lingua originale); Cous Cous di Kechiche, un vero gioiellino trovato su Netflix; Dekalog 1 di Kieslowski; l'esordio fulminante di Moretti, Io sono un autarchico, che mi ha fatto ridere non poco; Animali fantastici e dove trovarli di David Yates; La pazza gioia di Virzì; lo scoppiettante Guardiani della Galassia di James Gunn; Sully di Clint Eastwood; Il cittadino illustre di Gaston Duprat e Mariano Cohn (bello, ma da come me ne avevano parlato mi aspettavo un capolavoro); Take shelter di Jeff Nichols che mi ha fatto scoprire la bravura di Michael Shannon; Vertigine di Preminger; Café Society di Woody Allen; Mean Girls di Mark Waters, in cui la scena se la prende tutta Rachel McAdams; Baciami, stupido di Billy Wilder; Il vendicatore di Jess il bandito di Fritz Lang; 13 Assassini, il mio primo Miike; il folgorante Tangerine di Sean Baker, di cui aspetto curiosissimo The Florida Project; Accattone di Pasolini; Paul, Mick e gli altri di Ken Loach; il bellissimo Aspettando il re di Tom Tykwer; Bianca, ancora del nostro Nanni Moretti; Spider-man Homecoming di Watts; L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford di Dominik; la brillantissima commedia Uno, due, tre! di Billy Wilder; l'emozionante Sing Street di John Carney; Frances Ha di Baumbach che mi ha fatto conoscere e amare Greta Gerwig (della quale aspetto con ansia l'arrivo in Italia del suo Lady Bird anche perché schiera la mia amatissima Saoirse Ronan); il travolgente Un disastro di ragazza di Judd Apatow; il morbosissimo ma intelligente Secretary di Steven Shainberg con una straordinaria Maggie Gyllenhaal; American honey di Andrea Arnold; No - I giorni dell'arcobaleno di Pablo Larraìn; The Grey di Carnahan; l'esilarante Questi sono i 40 di Apatow; La classe di Laurent Cantat; Nikita di Besson; La grande bellezza di Sorrentino, dal quale mi ero sempre tenuto erroneamente lontano; l'adorabile Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen (che odiano quasi tutti!); Il cavaliere della valle solitaria di George Stevens; La storia fantastica di Rob Reiner (ho amato la sua bizzarria); A piedi nudi nel parco di Gene Saks; Quaranta pistole, energico western di Samuel Fuller; Sabotatori di Alfred Hitchcock; The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach; l'ottimo Scappa: Get out di Jordan Peele; Lady Vendetta di Park Chan Wook; il frizzante Thor: Ragnarok di Waititi; il bellissimo capitolo conclusivo del reboot de Il Pianeta delle Scimmie, The War di Matt Reeves; il sontuoso The Master di P. T. Anderson; il magnetico Prima del tramonto di Linklater; 28 giorni dopo di Danny Boyle; il grande flop di Luc Besson, Valerian e la città dei mille pianeti che io invece ho amato (ben più di Blade Runner 2049, per dire); il super classico 20.000 leghe sotto i mari di Fleischer; uno stranissimo thriller esoterico pescato su Mubi, Radio Mary di Gary Walkow; il mitico Palombella Rossa di Nanni Moretti (sì, posso dire che per me è stato l'anno in cui mi sono tuffato a pesce nella filmografia "apicelliana" di Moretti); un'altra visione interessante su Mubi, il noir di "serie b" Schiavo della furia di Anthony Mann; altro illustre recupero - non pensavo mi piacesse così un anime giapponese - Akira di Otomo; La tigre ama la carne fresca di Chabrol; Atomica bionda di Leitch con una esplosiva e teutonica Charlize Theron; terzo film visto su Mubi, il controverso Antiporno del celebrato Sion Sono; Harry Potter e la camera dei segreti di Columbus e Harry Potter e il prigioniero di Azkaban di Cuaròn (ho preso il cofanetto blu-ray di HP); Baby driver di Wright; Star Wars - The Last Jedi di Rian Johnson e infine il coloratissimo e struggente Coco della Pixar, che ho amato però molto meno di Oceania.



Ok, ora si fa sul serio. Questi film classificati come VERY GOOD sono un pelino sotto la perfezione, quelli ai quali darei tra l'8 e l'8 e mezzo. Rispetto alla lista precedente, questi hanno quel pizzico in più che riesce a trasformarli da "ottimi film" a "ottimi film che mi hanno fanno innamorare". Il primo in ordine cronologico è  un classicone della sci-fi action, Terminator di Cameron, che ho avuto il piacere di rivedere dopo parecchio tempo nella versione blu-ray; allo stesso modo, a stretto giro ho rivisto un' altra gemma del genere con protagonista il possente Schwarzy, ovvero il bellissimo Predator di McTierney. Ho poi scoperto il magnifico cinema di Giorgio Diritti con il suo L'uomo che verrà, uno dei più bei film sulla Resistenza che io abbia mai visto, e Il vento fa il suo giro, perla del cinema di montagna. Quindi uno delle migliori scoperte del catalogo Netflix, il poco noto sublime Tess di Roman Polanski, con una fotografia in luce naturale da capogiro. Il sempreverde Jurassic Park di Steven Spielberg, rivisto in blu-ray, che ancora oggi non teme il confronto con i film contemporanei quanto a effetti visivi. Lo stupendo e amarissimo Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan, con un grande Casey Affleck. Il più bel Virzì che mi sia capitato finora di vedere, la deliziosa commedia famigliare Baci e abbracci. L'epico western che fa da contraltare a Mezzogiorno di fuoco, ovvero Un dollaro d'onore di Hawks. Il magnifico noir Un angelo è caduto e il più celebre thriller giudiziario Anatomia di un omicidio, due gemme del cinema firmate Otto Preminger. Il sorprendente crime universitario Irrational man di Woody Allen, un regista che non invecchia davvero mai. Il funambolico Il ladro di orchidee uscito dalla mente del geniale Charlie Kaufman, diretto da Jonze. Il classicissimo da riscoprire La foresta pietrificata di Archie Mayo. Occhio che arriva il colpo grosso; ebbene sì, non lo avevo mai visto prima d'ora e me ne sono naturalmente innamorato, Psyco del maestro Hitchcock che tra le tante cose mi ha stupito per la carica erotica delle primissime scene. L'esordio scoppiettante di un regista che amo, Wes Anderson, e il suo caustico Rushmore. Ed ecco il film che ho amato di più al cinema nel corso del 2017, l'iper-energetico ma intelligente Guardiani della Galassia - Vol. 2 di Gunn, per me superiore al primo (che scena fantastica, il funerale nello spazio...); il nerissimo Il viaggio di Felicia di Atom Egoyan; la commedia francese che non t'aspetti, Il gusto degli altri di Agnès Jaoui; lo spiazzante e feroce Animali notturni dello stilista Tom Ford; il tenero e esilarante Giovani si diventa di Judd Apatow; il formalmente ineccepibile The Dreamers di Bertolucci; il geniale Il calamaro e la balena di Baumbach; un film sul quale non avrei puntato un penny, e invece si è rivelato appassionante: The Walk di Zemeckis; altro recupero da fondamenti del cinema per me, l'inossidabile Full Metal Jacket di Stanley Kubrick; l'ultimo splendido noir di Lumet, Onora il padre e la madre con un indimenticabile Seymour Hoffman; Sesso, bugie e videotape di Soderbergh; il metacinema pazzesco di Charlie Kaufman nel suo capolavoro Synecdoche, New York; il western settentrionale tra boschi e cacciatori di pelli Il grande cielo di Hawks; il magnetico Come un tuono di Derek Cianfrance; un altro film che ho amato molto in sala quest'anno, opera del mio concittadino Andrea Magnani, ovvero la commedia on the road Easy - Un viaggio facile facile; l'adorabile Mistress America che ha sigillato la mia passione per Greta Gerwig; il coloratissimo, silenzioso, peculiare L'uomo senza passato di Aki Kaurismaki; lo stupendo western asburgico Vera Cruz di Robert Aldrich; il variopinto e disinibito French Can Can di Jean Renoir; dopo aver poco apprezzato l'Antonioni a colori con Blow up, il mio cuore ha invece sussultato per il suo cupo bianco e nero con l'amarissimo Il grido; l'indimenticabile grottesco Donne sull'orlo di una crisi di nervi di Almodovar; un altro intensissimo italiano, Una giornata particolare di Ettore Scola; la mia horror comedy del cuore, Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis; il lungo, forse lambiccato ma comunque straordinario JFK - Un caso ancora aperto di Oliver Stone; il folgorante Prima dell'alba di Linklater; un noir che ho amato moltissimo, Detour per la regia di Edgar G. Ulmer; il trascinante The Nice Guys di Shane Black, con una coppia al fulmicotone formata da Gosling e Crowe; l'ultimo Tarantino che mi mancava, il bellissimo Bastardi senza gloria; un monster movie qua e là imperfetto ma che amo (ha una sequenza iniziale tra le più belle del cinema), il King Kong di Peter Jackson; infine, grazie a Mubi ho recuperato un titolo che ormai disperavo di poter trovare, l'irresistibile Brewster's Millions di Allan Dwan con un brillante Dennis O'Keefe.



Giungiamo infine all'Olimpo. Questo che segue è il ristretto gruppo degli EXCELLENT, i 9, 9 e mezzo e pochi ma luminosissimi 10 rotondi. La prima folgorazione è avvenuta con il recupero di un film del 2016 del quale avevo sentito parlare molto bene; mai avrei pensato però di trovarmi di fronte a un vero e proprio Capolavoro, un mix di talenti sotto tutti i punti di vista. Il regista è Christian Vincent e il suo nome non dice granché (almeno a me), eppure ha sfornato una perla del filone tribunalizio, La corte, con un eccezionale Fabrice Luchini e una strepitosa Sidse Babett-Knudsen. Pochi giorni dopo, sono al cinema per trovarmi di fronte a un altro 10 tondo e lucente, l'indimenticabile Silence di Martin Scorsese. Potete immaginare il mio stato d'animo per il fatto di aver scovato di lì a poco un terzo 10 roboante, di quelli da lasciar senza fiato: La La Land di Damien Chazelle, un musical che ti entra in testa e non ti lascia più. Con queste premesse ho pensato: "Ok, questo è un anno di grazia per il cinema", e invece a essere onesti dal punto di vista delle uscite in sala non ce ne sono state altre di pari livello. Poco importa, quando i contemporanei ti deludono c'è un patrimonio cinematografico immenso a cui attingere; da Netflix ho recuperato un film durissimo, spietato, che però mi ha travolto soprattutto per il montaggio geniale e frenetico: Natural born killers - Assassini nati di Oliver Stone, una sorta di slasher on the road di rara potenza. Di Woody Allen ho visto ormai quasi tutto, ma rivedere i suoi titoli a volte è più che salutare; cosa dire di Pallottole su Broadway se non che è una delle sue migliori sceneggiature? Scritto in maniera totalmente e indiscutibilmente geniale. Bizzarro e fiammeggiante, balcanico nel sangue il capolavoro di Emir Kusturica che ho pescato su Netflix, Underground. Il cinema francese lo amo particolarmente; il noir tropicale Vite vendute di Clouzot mi ha conquistato, avvolgendomi in una atmosfera malsana, fangosa, pigra, appiccicosa. Che film! Poi va beh, tra i migliori visti quest'anno piazzo una re-visione che ha immagini, musiche e interpretazioni da pelle d'oca; la trilogia de Il Signore degli Anelli firmata da Peter Jackson, di cui ho comprato il bellissimo cofanetto blu-ray dell'extended edition (uno dei migliori boxset che io abbia mai visto). Quale preferisco dei tre? Forse il guerreggiante Le due torri, ma sono tutti di una bellezza inaudita. Altra ennesima visione di un capolavoro dell'horror subacqueo che amo follemente, Lo squalo di Steven Spielberg; ogni volta che lo rivedo non perde un grammo di bellezza e tensione. Quanto conta la recitazione in un film? Dipende. Ci sono casi di film presi dal teatro, come lo stupendo Glengarry Glen Ross (Americani la ridicola e banale traduzione italiana) in cui la recitazione è tutto; un Al Pacino così vale tutta la visione. Parliamo di Martin Scorsese? Uno dei miei registi preferiti, senz'altro; eppure, non avevo ancora visto l'enigmatico e notturno Fuori orario, opera splendida da recuperare e guardare fino a consumare la pellicola. Avevo invece già visto in VHS, ma millenni fa, la geniale commedia brillante L'appartamento di Billy Wilder, con un gigantesco Jack Lemmon. E pensate un po' avevo visto solo al cinema quando uscì l'ultimo grande western di frontiera, quel Balla coi lupi di Kevin Costner che a tutt'oggi - sembra assurdo ma è così - risulta introvabile nella sua versione integrale! Io ho dovuto comprare il blu-ray francese, ascoltandolo in lingua originale. Che immagini! Che poesia!