Il
guardiano qui è il mitico Cerbero, cagnaccio e tre teste che latra
rumorosamente e sbrana le anime in pena. Divertente e repentino
cambio d'umore della fiera crudele e diversa quando Virgilio
gli allunga un boccone di terra; tutto tranquillo tace e si mette a
masticare. Tontoloneria canina.
I tormentati golosi giacciono supini sotto una grandine impietosa. Dante e
Virgilio camminano sopra a questo miserando tappeto di carne, quando
all'improvviso uno di essi si mette seduto e attira l'attenzione del
poeta.
"Oh Dante! O he tu non mi rihonosci?"
"Uh,
guarda, io con la fisionomia proprio..."
E' un vecchio amico, quello che tutti a Firenze chiamavano Ciacco. Un po' me lo vedo, sto sbevazzone magnone, principe delle trattorie. Faccione tondo e rubicondo, respiro affannato e vociona da basso, uno di quelli che per sedersi cavalcano la sedia al contrario poggiando i pesanti avambracci sullo schienale.
Anche
qui al nostro sentimentalone fiorentino si strugge un po' l'anima nel
vedere l'amico condannato per l'eternità (Ciacco, il tuo affanno
mi pesa sì, ch'a lagrimar m'invita), ma poi d'improvviso che gli salta in mente?
Gli va a chiedere un pronostico.
"No,
mi chiedevo no: visto che te ormai sei qua... Non è che mi dai du'
dritte sulle prossime politiche?"
Dopo
lunga tencione verranno al sangue... Ciacco
non gli dà molte speranze in quanto guelfo bianco; si prospetta la
vittoria dei neri e l'esilio forzato, complice il doppio gioco di
Papa Bonifacio VIII (che Dante digerisce come lombata di bisonte
fritta nell'olio di balena).
A
questo punto Dante (già che c'è, via) gli chiede notizie degli amici del
bar sport. Oh, sai mica che fine han fatto quei bravi ragazzi del Farinata, il Tegghiaio, Iacopo
Rusticucci, Arrigo e il Mosca?
Tutti
con biglietto di sola andata per l'inferno. Ei son tra
l'anime più nere.
Il
Canto si conclude con un excursus virgiliano sul giudizio finale. Per
ora tutte queste anime soffrono per quanto consente la loro natura
imperfetta e transitoria;
quando con il giudizio esse torneranno ad essere una sola cosa con il
corpo (la perfezione raggiunta con la resurrezione della carne), eh
beh, là saran dolori veri! "Ritorna a tua scienza,
che vuol, quanto la cosa è più perfetta, più senta il bene, e così
la doglienza".
Tutto
si conclude con una ulteriore discesa verso un misterioso "gran
nemico" di nome Pluto... Dopo Cerbero, potremmo disneyanamente
dire che passiamo di cane in cane. Ma ho come l'impressione che non
si tratti dello scodinzolante amico a quattro zampe di Topolino.
Vedi anche:
Canto I: L'Altro Viaggio
Canto II: L'impedito nella piaggia diserta
Canto III: Dentro a le segrete cose
Canto IV: Il castello dalle sette mura
Canto V: Francesca e Paolo
Vedi anche:
Canto I: L'Altro Viaggio
Canto II: L'impedito nella piaggia diserta
Canto III: Dentro a le segrete cose
Canto IV: Il castello dalle sette mura
Canto V: Francesca e Paolo
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