lunedì 26 gennaio 2015

Inferno, Canto VI. Da Cerbero a Pluto


Il VI Canto ci porta al terzo cerchio dell'Inferno dove languono i golosi.
Il guardiano qui è il mitico Cerbero, cagnaccio e tre teste che latra rumorosamente e sbrana le anime in pena. Divertente e repentino cambio d'umore della fiera crudele e diversa quando Virgilio gli allunga un boccone di terra; tutto tranquillo tace e si mette a masticare. Tontoloneria canina.

I tormentati golosi giacciono supini sotto una grandine impietosa. Dante e Virgilio camminano sopra a questo miserando tappeto di carne, quando all'improvviso uno di essi si mette seduto e attira l'attenzione del poeta.

"Oh Dante! O he tu non mi rihonosci?"
"Uh, guarda, io con la fisionomia proprio..."

E' un vecchio amico, quello che tutti a Firenze chiamavano Ciacco. Un po' me lo vedo, sto sbevazzone magnone, principe delle trattorie. Faccione tondo e rubicondo, respiro affannato e vociona da basso, uno di quelli che per sedersi cavalcano la sedia al contrario poggiando i pesanti avambracci sullo schienale.
Anche qui al nostro sentimentalone fiorentino si strugge un po' l'anima nel vedere l'amico condannato per l'eternità (Ciacco, il tuo affanno mi pesa sì, ch'a lagrimar m'invita), ma poi d'improvviso che gli salta in mente? Gli va a chiedere un pronostico.

"No, mi chiedevo no: visto che te ormai sei qua... Non è che mi dai du' dritte sulle prossime politiche?"

Dopo lunga tencione verranno al sangue... Ciacco non gli dà molte speranze in quanto guelfo bianco; si prospetta la vittoria dei neri e l'esilio forzato, complice il doppio gioco di Papa Bonifacio VIII (che Dante digerisce come lombata di bisonte fritta nell'olio di balena).
A questo punto Dante (già che c'è, via) gli chiede notizie degli amici del bar sport. Oh, sai mica che fine han fatto quei bravi ragazzi del Farinata, il Tegghiaio, Iacopo Rusticucci, Arrigo e il Mosca?

Tutti con biglietto di sola andata per l'inferno. Ei son tra l'anime più nere.

Il Canto si conclude con un excursus virgiliano sul giudizio finale. Per ora tutte queste anime soffrono per quanto consente la loro natura imperfetta e transitoria; quando con il giudizio esse torneranno ad essere una sola cosa con il corpo (la perfezione raggiunta con la resurrezione della carne), eh beh, là saran dolori veri! "Ritorna a tua scienza, che vuol, quanto la cosa è più perfetta, più senta il bene, e così la doglienza".

Tutto si conclude con una ulteriore discesa verso un misterioso "gran nemico" di nome Pluto... Dopo Cerbero, potremmo disneyanamente dire che passiamo di cane in cane. Ma ho come l'impressione che non si tratti dello scodinzolante amico a quattro zampe di Topolino.

Vedi anche:

Canto I:   L'Altro Viaggio
Canto II:  L'impedito nella piaggia diserta
Canto III: Dentro a le segrete cose
Canto IV: Il castello dalle sette mura
Canto V:  Francesca e Paolo

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