Pare che anche Dante sia stato a Roma per un Giubileo, precisamente quello dell'anno 1300.
Lo testimonierebbe il passo in cui il poeta, lodando la gestione del traffico a due direzioni di marcia delle anime infernali nelle malebolge, fa un (ardito!) paragone con l'organizzazione dei romani riguardo l'afflusso dei pellegrini nell'Anno Santo attraverso il ponte di Castel Sant'Angelo. Innocente associazione di immagini o stoccatina alla Roma papalina? Chissà. In un modo o nell'altro, anche oggi si usa dire comunemente "bolgia" per definire una calca di gente, siano essi tifosi del Maracanà o pellegrini di Lourdes.
Di qua, di là, su per lo sasso tetro vidi demon cornuti con gran
ferze, che li battien crudelmente di retro. Ecco
che i vigili urbani delle malebolge si distinguono per i loro metodi
poco ortodossi. In questa confusa
scena di cruenta
pastorizia Dante riconosce un volto tra la folla delle anime
scudisciate; questi cerca di reclinare lo sguardo vergognoso (celar
si credette bassando 'l viso),
ma Dante lo ha identificato
in Venedico Caccianemico, guelfo bolognese reo di aver venduto la
sorella Ghisolabella al marchese di Ferrara. Venedico non va certo
fiero di questa sconcia novella ma
cerca l'attenuante del mal comune mezzo gaudio, dicendo di non essere il solo bolognese castigato per
l'eternità, giacchè la
città è ben nota per il suo avaro seno.
Irrompe un demonio facendo schioccare la sua frusta, ricordando la colpa di Venedico con un sarcastico "Via ruffian! Qui non son femmine da conio!"
Irrompe un demonio facendo schioccare la sua frusta, ricordando la colpa di Venedico con un sarcastico "Via ruffian! Qui non son femmine da conio!"
Virgilio
e Dante giungono al ponte che collega alla bolgia successiva, uscendo
così
dalla corrente di quell'incessante
girare (da quelle
cerchie etterne partimmo).
Quando giungono
sul punto più alto dell'arcata, Virgilio si volta un attimo
chiedendo a Dante di prestare maggior attenzione a quei volti che
prima non avevano avuto
occasione
di guardare bene,
in quanto procedevano nella stessa direzione. Tra di essi si staglia
la figura di Giasone, eroe a capo della spedizione degli Argonauti
che con l'inganno rubò il Vello d'Oro, fiero (come
Capaneo nel
Canto XIV)
al
punto
che per dolor non
par lagrime spanda.
L'inganno è la colpa che caratterizza questa prima bolgia.
Procedendo
oltre, il buon Dante involgarisce un bel po' il linguaggio. Come se l'intero
suo narrare dovesse insozzarsi al pari del paesaggio circostante,
mette
in atto
una straordinaria mimesi narrativa; la seconda
bolgia ha le pareti grommate
d'una muffa
per l'alito di giù
che vi s'appasta.
Nel fosso c'è gente attuffata
in uno sterco che
pare uscito da una latrina, e Dante vede un capo così di merda
lordo che
è impossibile stabilire se si tratta di laico
o cherco,
ovvero stabilire se ha o meno la tonsura.
Quest'ultimo
– che si può ben definire letteralmente "nella merda" – si sente
osservato e se la prende a male: "Perchè
se' tu sì gordo di riguardar più me che li altri brutti?".
E qui, giù il cappello per la rimbeccata
bastarda di Dante. "Perchè
se ben ricordo già ti ho visto coi capelli asciutti". Io un velino di
sarcasmo ce lo vedo, voi no?
Si
tratta di Alessio Interminelli, guelfo bianco lucchese di cui si sa
ben poco. Qua giù
m'hanno sommerso le lusinghe, dice
di sè: scopriamo così che ci si trova nella bolgia degli adulatori,
dove poco più avanti Virgilio indica una donna (la seconda donna
all'inferno dopo Francesca) sozza
e scapigliata, intenta
a graffiarsi con
l'unghie merdose. Si
tratta di Taide, che Virgilio qualifica sprezzantemente come la
puttana che
rispuose al drudo (dal
provenzale drut
che
significa 'amante') con adulazione. A qualcuno potrà venir in mente
Shae di Game of Thrones (a me, per esempio). Ok, puliamoci le scarpe dalla fanghiglia e proseguiamo...
I Canti che mi son lasciato alle spalle:
Canto I: L'Altro Viaggio
Canto II: L'impedito nella piaggia diserta
Canto III: Dentro a le segrete cose
Canto IV: Il castello dalle sette mura
Canto V: Francesca e Paolo
Canto VI: Da Cerbero a Pluto
Canto VII: Paperone, Rockerduck e la rissa ai fanghi termali
Canto VIII: Due bulli sullo Stige
Canto IX: Coriandoli e marionette
Canto X: Galeotto fu un passato remoto
Canto XI: Tristo fiato e bucce di banana filosofiche
Canto XII: Mistiche frane e mitologiche finestre
Canto XIII: Uomini fummo, e or siam fatti sterpi
Canto XIV: In direzione ostinata e contraria
Canto XV: Abbi cura del mio tesoro
Canto XVI: A costor si vuole esser cortese
Canto XVII: Hell of a charter
I Canti che mi son lasciato alle spalle:
Canto I: L'Altro Viaggio
Canto II: L'impedito nella piaggia diserta
Canto III: Dentro a le segrete cose
Canto IV: Il castello dalle sette mura
Canto V: Francesca e Paolo
Canto VI: Da Cerbero a Pluto
Canto VII: Paperone, Rockerduck e la rissa ai fanghi termali
Canto VIII: Due bulli sullo Stige
Canto IX: Coriandoli e marionette
Canto X: Galeotto fu un passato remoto
Canto XI: Tristo fiato e bucce di banana filosofiche
Canto XII: Mistiche frane e mitologiche finestre
Canto XIII: Uomini fummo, e or siam fatti sterpi
Canto XIV: In direzione ostinata e contraria
Canto XV: Abbi cura del mio tesoro
Canto XVI: A costor si vuole esser cortese
Canto XVII: Hell of a charter
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