[n.04]
Per la festa di San Giorgio, patrono di arcieri e cavalieri, tre film a tema o sfondo cavalleresco a diversissime latitudini:
Il Settimo Sigillo (Det sjunde inseglet, 1957) di Ingmar Bergman
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Cavalleria delle fredde lande nordiche |
Trono di Sangue (蜘蛛巣城, 1957) di Akira Kurosawa
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Feudalesimo del Sol Levante |
Un magistrale Macbeth con katana e kabuto sullo sfondo del Giappone
feudale. Un coro greco ci introduce al panorama desolato di nebbia e
vento da dove con un flashback veniamo portati alle vestigia di una
antica fortezza. Due cavalieri sperduti nell'intrico della foresta sotto
la pioggia incontrano uno spirito con le sembianze di una vecchia
diafana tessitrice, che predirà loro un glorioso e terribile futuro.
Così nel solco di una profezia che andrà inesorabilmente ad avverarsi vaticinio per vaticinio, cresceranno nel cuore del vulcanico Washizu il fuoco del sospetto e dell'alienazione, alimentato dai sussurri di una laconica Lady Macbeth in frusciante kimono.
Kurosawa orchestra con grandezza una trama profondamente ancorata al modello scespiriano, che tra oscuri presagi e intrighi di palazzo giunge al grande assedio finale beffardamente architettato dal destino, così imprevedibile nelle sue stravaganti manifestazioni perfino nei circuiti chiusi delle profezie.
Toshirō Mifune è semplicemente divino, anche nelle sue espressioni più forzate e caricaturali.
Così nel solco di una profezia che andrà inesorabilmente ad avverarsi vaticinio per vaticinio, cresceranno nel cuore del vulcanico Washizu il fuoco del sospetto e dell'alienazione, alimentato dai sussurri di una laconica Lady Macbeth in frusciante kimono.
Kurosawa orchestra con grandezza una trama profondamente ancorata al modello scespiriano, che tra oscuri presagi e intrighi di palazzo giunge al grande assedio finale beffardamente architettato dal destino, così imprevedibile nelle sue stravaganti manifestazioni perfino nei circuiti chiusi delle profezie.
Toshirō Mifune è semplicemente divino, anche nelle sue espressioni più forzate e caricaturali.
I cavalieri del Nord Ovest (She wore a yellow ribbon, 1949) di John Ford
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Cavalieri delle praterie americane |
A lui si accompagnano i soliti vecchi compagni di set, l'erculeo e bonario Victor MacLaglen, l'ex primastella George O'Brien, il giovanotto tempestoso John Agar e l'inguantato biondino Harry Carey jr. Il quadro si completa con l'espressiva ed energica Mildred Natwick (Oscar nel '67 con la commedia romantica A piedi nudi nel parco) e l'oca giuliva Joanne Dru.
Vorrei riguardare questi film centinaia e centinaia di volte, fino a impararli a memoria. L'ingresso trionfale di Ford nel mondo del colore è un'estasi visiva (a dire il vero c'era già arrivato con Il texano, ma il dislivello tra le due opere è notevole), le sgroppate delle sue scuderie hanno scolpito la storia del western come forse ahimè i tendini di quei poveri, magnifici cavalli lanciati a razzo giù per i dirupi.
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