My rating: 5 of 5 stars
Sentinella a che punto è la notte?
Che lettura, signori e signore mie! Era da tempo che un romanzo non riusciva ad acchiapparmi così, da stare incollato febbrilmente alle sue pagine. Era dai tempi della mia lettura de L'impero del sole di Ballard che non mi immedesimavo in tal modo nel protagonista della storia, provando le sue stesse angosce e speranze; tanto di cappello all'autore, visto che qui parliamo di una donna (non mi era mai accaduto prima nella mia vita di lettore!). E consentitemi: che donna! La schiava Cora è un personaggio magnifico, non si piega alla brutalità, mai, eppure non si tratta mica di una vendicatrice alla Beatrix Kiddo, macchè. La sua determinazione, la capacità di risollevarsi ogni volta, la sua progressiva consapevolezza di cosa è e cosa non è la libertà sono tutti tratti umani cesellati di fino, denotano una attenzione particolare nell'autore, Whitehead, affinchè non esca fuori un'eroina poco credibile in grado di saziare subito la sete di giustizia dei più, che poi si tiene sempre dentro al cerchio perfetto dell'etica. Ecco, questa è la benedizione del sentir narrare questa storia da un afroamericano qual è Colson Whitehead: non c'è quel fastidioso, a volte infido, moralismo bianco. Anzi, il ritratto più complesso viene fornito non ai turpi schiavisti e negrieri, bensì agli abolizionisti i cui buoni intenti spesso coincidono con idee distorte sulla razza. Il parossismo di ciò viene espresso nel magnifico capitolo dedicato alla Carolina del Sud, uno di quei posticini accoglienti dove tutti sorridono e dove si cela il più agghiacciante dei progetti. C'è avventura e sgomento, ci si sente braccati inesorabilmente come Cora, si legge con il cuore in gola. Cosa di può chiedere di più a un romanzo?
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