Acqua nera by Joyce Carol Oates
My rating: 4 of 5 stars
Forse sono un lettore criptomaschilista e ne dovrei fare ammenda, di quelli che inconsciamente leggono quasi sempre autori uomini; tuttavia quando mi capita di intercettare una autrice che mi piace, so che ella metterà piacevolmente a soqquadro il mio consumato fiuto libresco. Accadde con la magnifica e delicata prosa di Natalia Ginzburg, è accaduto ora anche con Joyce Carol Oates, prolifica autrice americana da me sempre sciaguratamente trascurata: un feeling che non si limita al piacere della lettura in questione ma cerca il suo spazio del mio animo letterario, ribaltando le carte sul tavolo. Questo romanzo breve è affilato come un rasoio, folgorante e geniale.
La morte è da tempi immemori un ingrediente essenziale del romanzo, il morire è relegato a sparsi climax narrativi; ben poco ci arriva dalle testimonianze del reale, sono momenti di cui non è evidentemente possibile una narrazione lucida. Là dove il vero annaspa, arriva la finzione; la Oates ha sublimato questa intensa sensazione nel racconto della giovane Kelly, una sorta di flusso di coscienza che rappresenta con efficacia il famoso disordinato film della tua vita che ti passerebbe davanti a pochi istanti dall' ultimo respiro. Kelly Kelleher è una ragazza in gamba, attivista dem, e il destino le ha fatto incontrare il Senatore a un party. Lui è il classico esempio di uomo intelligente e sportivo di mezza età, brizzolato e affascinante, del tipo I want it all, and I want it now. L'incontro è breve, lui sa già quel che vuole e carica nella sua Toyota nera la ragazza, un po' frastornata ma fondamentalmente eccitata e lusingata di essere stata "scelta" sebbene perfettamente consapevole che l'affinità politica sia la foglia di fico sopra una pulsione diciamo molto meno intellettuale.
Ma la guida del Senatore, completamente brillo, è troppo sicura di sè e l'auto finisce appunto in un pantano di acqua nera, sporca di bitume e olio. Kelly sprofonda lentamente, inesorabilmente in quel guazzo maleodorante, incastrata nell'abitacolo deformato dalla collisione; i suoi pensieri ripercorrono gli ultimi episodi della sua breve vita, cullando l'illusione che il Senatore - che nel frattempo è riuscito a uscire dall'auto scalciando via la ragazza che cercava di afferrarsi al suo calcagno - torni con i rinforzi a estrarla da quella trappola mortale. In un rovesciamento sarcastico della fiaba di Cenerentola, alla povera Kelly dell'uomo in disperata e disonorevole fuga non rimane che una scarpa. L'acqua riempie i polmoni della giovane e parallelamente la prosa si fa soffocante, in quella stupenda mimesi tra lo stile e l'immagine che solo le grandi penne sanno cesellare. Si infrange ogni sogno di una piccola, legittima, umana affermazione di sè, perchè lo spazio è stretto e c'è una sola via di fuga, perchè a salvarsi è sempre il più forte. E' questa la vera acqua nera, la putrida oleosa realtà di un mondo che marcisce nell'egotismo. Io sto con gli annegati.
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