Il pendolo di Foucault by Umberto Eco
My rating: 3 of 5 stars
Troppa fatica per simulare un apprezzamento totale. Tuttavia lo spessore della cultura di Eco era davvero spaventoso; una erudizione "vittima" del troppo sapere, che esonda di riga in riga, che un po' respinge molto affascina. Quello di Eco è il trionfo della finzione, anzi della Finzione, quella che può permettersi di spaziare e giocare col materiale storico in lungo e in largo senza tema. Perfino un argomento dal quale ho sempre preso le distanze, quel pastone subculturale di esoterismo, numerologia, scienze occulte, Templari, Rosacroce e chi più ne ha più ne metta, trasmette una inimmaginabile forza evocativa grazie alla straordinaria padronanza dello scrittore. Che poi, c'è un delizioso equilibrio tra la gigantesca presa in giro (tutto regge su un fantomatico Piano cosmico inventato di sana pianta) e l'insondabile arcano, un po' come il numero di un prestigiatore del quale per quanto si sia certi del trucco non se ne venga a capo. Così è tutta la incredibile tessitura delle combinazioni, di quelle sorprendenti misteriose connessioni delle quali tutti - scettici e creduloni - siamo prima o poi scopritori incuriositi: "il mondo, infero e supero, è un sistema di corrispondenze dove tout se tient". La grandezza de Il Pendolo di Foucault sta qui: una materia facile preda di vaniloqui, retaggio dei peggiori cialtroni e cibo quotidiano dei più creduloni ("quelli mangiano di tutto, purchè sia ermetico), emana nonostante tutto il suo irresistibile fascino riuscendo a sua volta a mettere alla berlina ogni granitico razionalismo. Eco, autore davvero onnisciente, gioca su questo confine labile spingendo i suoi avvedutissimi protagonisti verso il sottile paradosso: "credo non ci sia più differenza, a un certo punto, tra abituarsi a fingere di credere e abituarsi a credere".
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