7. Casinò (1995) di Martin
Scorsese
Qui siamo al top del
gangster-movie, un testa a testa col Padrino di Coppola. Un capolavoro firmato
Scorsese con una perfetta Sharon Stone, sfavillante dea di Las Vegas che scende
a rotta di collo verso l'autodistruzione, e un Joe Pesci tosto, cattivo e
brutto per davvero; ma vogliamo mettere a confronto questo piccolo
bastardissimo gangster con quei patetici 'incattiviti ad hoc', muscolosi,
tatuati, col naso da pugile e l'occhio bovino? Per tacere poi della glaciale
flemma dello scagnozzo Frank Vincent; pare esca dallo schermo, pronto a
spezzarti le rotule con la mazza da baseball, senza cambiare di un grado
l'espressione facciale.
Tre ore che volano via come un corto; intorno al solidissimo (direi classico) DeNiro dalle cravatte fucsia gira il mondo della malavita dal marcato accento campano. Là dove i soldi viaggiano in valigetta, in una luccicante oasi artificiale nel bel mezzo di un deserto pieno di fosse tutte da riempire.
Tre ore che volano via come un corto; intorno al solidissimo (direi classico) DeNiro dalle cravatte fucsia gira il mondo della malavita dal marcato accento campano. Là dove i soldi viaggiano in valigetta, in una luccicante oasi artificiale nel bel mezzo di un deserto pieno di fosse tutte da riempire.
6. C’era una volta il West
(1968) di Sergio Leone
Straordinarie le sequenze
iniziali, dove il silenzio viene scandito dal giocciolìo di una cisterna, il
ronzìo di una mosca, il cigolìo di una pala metallica. Sergio Leone ha creato
il western perfetto, con un cast ed una colonna sonora semplicemente
giganteschi; gli immensi scenari, tra canyon e strade polverose, si alternano a
scene d'interno ricchissime, quasi barocche nei dettagli. Il viso duro dagli
occhi dolci di Charles Bronson (ovvero del come un attore mediocre può scendere
in una parte che gli è totalmente congeniale, rispondere alle esigenze di un
regista quasi per un dono naturale), l'azzurro glaciale di Henry Fonda (qui a
livelli astrali), la sensualità della Cardinale, il rude e romantico fuorilegge
Jason Robards... C'è un'alchimia irresistibile, almeno per quanto mi riguarda,
è un film che mostra un'estetica struggente, mai fine a sè stessa, una bellezza
artistica immortale, che tocca magicamente le corde del sentimento.
5. Viale del tramonto (1950)
di Billy Wilder
Il declino del mondo del muto non
ha mai avuto cantore più grande di Billy Wilder, nè musa più grande della
fantomatica Norma Desmond che agghindata da Salomé scende nobilmente verso le
telecamere, anche se stavolta son quelle della cronaca nera. Il soggetto è la
forza segreta e magnetica di questa immortale black beauty del cinema. Uno
scrittore mediocre di nome Joe Gillis (un ancora verde ma già magnifico William
Holden) capita accidentalmente in una vecchia villa, un luogo dove "il
tempo sembrava colpito da paralisi", "che si disfaceva in solitudine,
lentamente". Una indimenticabile Gloria Swanson è la divina Norma Desmond
che "camminava come una sonnambula sull'orlo della voragine del suo
passato". Ed ha ragione da vendere Rober Ebert quando affermava che
"la performance che conferisce risonanza emotiva al film rendendolo reale
nonostante la sua gotica stravaganza" è quella di Von Stroheim, funereo e
devoto maggiordomo dal passato insospettabile. Le esequie notturne della
scimmia nella piccola bara bianca, la triste notte di capodanno in una lustra
sala da ballo senza ospiti, il tavolo di poker con vecchie glorie del muto,
definite da Gillis i "manichini di cera" (fa un certo effetto vedere
Buster Keaton dire "passo" con voce cavernosa); quante sono le
sequenze che fotografano alla perfezione questa stravagante e gotica tragedia
in bianco e nero. Nella montagnola della mia classifica personale, lotta con pochi altri titoli
per la vetta.
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